Monti, Armano e la notte del bob

Alle sei del mattino ci intervista Sandro Ciotti, Monti dice: abbiamo vinto di nove centesimi, il mio equipaggio me ne ha fatti guadagnare dieci, la vittoria è loro. (Mario Armano)

Foto: cortesia di Mario Armano

Una delle gare più strane il bob a quattro di Grenoble 1968 che poi si disputa all’Alpe d’Huez, più famosa per le tappe in salita del Tour e infatti poco adatta, brulla e con temperature non abbastanza basse, alle discese con quella che in italiano dovremmo chiamare guidoslitta. Tanto che la pista inaugurata nel 1967 finì di essere usata solo ancora per quell’Olimpiade.
Il 16 febbraio è l’ultimo giorno utile per le gare, l’oro si assegna in una sola notte di due discese anziché le quattro tradizionali. Le racconta Mario Armano, atleta fenomenale, si fatica a trovare uno sport che non ha praticato. Ancora adesso che ha superato i settant’anni vince le gare di categoria nel lancio del disco, ma un’amica e atleta olimpica lei pure originaria della Fraschetta* ricorda che la sua gara più bella è stata una frazione di 4×400 ai campionati Libertas. Dove è andato ancora più forte di quella notte francese.
“A mezzanotte il ghiaccio era molto molle, ricorda Armano. Gli organizzatori rimandarono noi equipaggi in albergo. La gara iniziò alle tre e mezza di mattino, alla pista con gli atleti erano rimasti solo gendarmi giornalisti e giudici di gara.”

Il bob, sport nato a St. Moritz nel XIX secolo, lo hanno portato alla modernità gli italiani, che infatti tra Cortina ‘56 e Grenoble ‘68 lo hanno dominato.
Ernesto D’Ilario allenava i velocisti nel centro sportivo dell’aeronautica a Vigna di Valle, fu tra l’altro lui a convincere (con molta fatica) Mennea a preferire i 200 ai 400 metri, e la nazionale di bob. Era un innovatore: notato che gli equipaggi partivano con un punto morto in cui mancava la spinta, inventò il metodo (adottato poi da tutti) di spinta veloce in linea e cercò gli atleti perfetti per guadagnare il vantaggio, spesso fondamentale, garantito appunto dalla velocità della prima fase di gara: selezionò tra gli avieri i rugbisti, i decatleti, i lanciatori.
 E Sergio Siorpaes, che di Monti era frenatore fino all’incidente avvenuto proprio sulla stessa pista alla pre-olimpica del ’67, ha inventato il tubo di partenza per il pilota, che Eugenio chiudeva con una manata.

Soprannominato (da Brera) “rosso volante”  Eugenio Monti, cortinese, classe 1928, l’unico che sembrava in grado di battere con gli sci Zeno Colò fino all’incidente che lo tolse dalle discese libere per metterlo in quelle al comando del bob, è il nostro più grande campione. Ha vinto infiniti mondiali, ha portato l’Italia ai vertici della specialità, dietro di lui sono venuti diversi altri: il suo rivale Sergio Zardini (argento nel ‘64 a Innsbruck proprio davanti a Monti) per lavoro se n’era andato in Canada e con l’equipaggio canadese del bob a 4 si era ucciso in un incidente di gara a Lake Placid.
A Monti sfugge fin da Cortina (e nel due lo batterono Dalla Costa-Conti) l’oro a 5 cerchi. Rimedia nel due di Grenoble, frenatore Luciano De Paolis: le quattro discese, clamorosamente, terminano con un ex-aequo, stesso tempo al centesimo dei tedeschi, la manche più veloce assegna l’oro e per fortuna l’hanno fatta proprio gli azzurri. “Il presidente della federazione si chiama Amilcare Rotta, è un notaio di Lodi, spinge per cambiare il regolamento, “anche se non succederà più che qualcuno finisca alla pari dopo quattro discese”, ne è sicuro.” Sarà smentito a Nagano nel 1998, e l’Italia tornerà a vincere dopo trent’anni proprio grazie alla regola dell’ex-aequo introdotta dopo Grenoble.

D’Ilario seleziona l’equipaggio del “quattro” e insieme a Monti mette nel bob Luciano De Paolis, Roberto Zandonella e appunto Mario Armano: il 6 novembre del ’67 festeggiano facendo un bagno in mare la fine degli allenamenti liguri, a Chiavari dove ai pattini del bob sostituiscono le rotelle e si lanciano giù da una strada ripida. “Meno di tre mesi dopo sono a Milano per la vestizione, prendo il Trans Europe Express. Mi sembra di vivere un sogno con indosso quella giacca azzurra con lo stemma tricolore e i 5 cerchi, passavo dal livello parrocchiale, come mi diceva D’Ilario, al massimo per ogni atleta”.
Tra la gara del due e quella del quattro qualche equipaggio straniero ha comprato il tubo inventato da Siorpaes pagandolo profumatamente. Nessuno ha però potuto comprare il lavoro scrupoloso di preparazione dell’equipaggio italiano: “tiravamo i pattini per ore, ricorda Armano, poi arrivava Monti e ricominciavamo da capo. Lui mi ammirava per la precisione e la serietà, si caricava quando vedeva tanto attaccamento in me, che potevo essere quasi suo figlio” (Armano è il più giovane dell’equipaggio, tra i due c’erano diciotto anni di differenza).
“Romoletto De Paolis era un folletto, noi eravamo particolarmente grintosi, guadagniamo sette centesimi in spinta nella prima manche, tre nella seconda”. Monti non è perfetto nell’ultima curva, quella dell’incidente dell’anno precedente: “non la digeriva”. Alla fine il vantaggio è minimo, appunto nove centesimi, quanto basta per l’unico oro italiano nella storia della specialità a “quattro”.

* «Al di là dei monti, c’è una terra piana e verde, coperta da frasche di bosco, abitata da uomini forti, domatori e allevatori di cavalli» (Strabone, Geografia, libro VII). La Fraschetta è la terra da cui vengono i “mandrogni”. Se ti chiami Armano (come Mario, nato a San Giuliano Vecchio e presto trasferitosi a Novara), Grassano (come Maddalena, atleta che ha gareggiato a Monaco ‘72) o Lombardi (come Lella, pilota di F1, la prima e unica donna a punti nel mondiale), allora sei della Fraschetta. 

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Italiani sul podio olimpico del bob:
Cortina d’Ampezzo 1956
– Oro bob a due: Lamberto Dalla Costa – Giacomo Conti, Argento: Eugenio Monti – Renzo Alverà
– Argento bob a quattro: E. Monti – U. Girardi – R. Alverà – R. Mocellini
Innsbruck 1964
– Argento bob a due: Sergio Zardini – Romano Bonagura, Bronzo: Eugenio Monti – Sergio Siorpaes
– Bronzo bob a quattro: E. Monti – S. Siorpaes – B. Rigoni – G. Siorpaes
Grenoble 1968
– Oro bob a due: Eugenio Monti – Luciano de Paolis
– Oro bob a quattro: E. Monti – L. De Paolis – R. Zandonella – M. Armano
Sapporo 1972
– Argento bob a quattro: N. De Zordo – G. Bonichon – A. Frassinelli – C. Dal Fabbro
Lillehammer 1994
– Bronzo bob a due: Günther Huber – Stefano Ticci
Nagano 1998
– Oro bob a due: Günther Huber – Antonio Tartaglia
Torino 2006
– Bronzo bob a due: Gerda Weißensteiner – Jennifer Isacco
Ai campionati mondiali abbiamo vinto 18 ori (solo Germania e Svizzera meglio di noi), 18 argenti e 6 bronzi. Eugenio Monti ha vinto il bob a due sette volte (cinque consecutive) e il quattro due volte consecutive. Mario Armano ha vinto l’oro sia nel due, con pilota Gianfranco Gaspari, sia nel quattro con Nevio De Zordo, insieme ai “soci” Zandonella e De Paoli.
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Autore: Beppe Giuliano Monighini

Alessandrino, da bambino sognavo di “scrivere di sport”. Autore di 'L'estate della gioia e del terrore. I Giochi di Monaco e il 1972' (Ultra Sport, 2021), ‘Correndo a vuoto’ (Bookabook, 2019). Co-autore di 'Portabandiere. Storie di donne a cinque cerchi' (Urbone, 2021)

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